Spada nella roccia
AVVENTURE

Mistica della e-MTB

Il crinale del Pratomagno, percorso magico della nostra montagna.

Ho aspettato più di un anno dalla pubblicazione del Blog prima di scrivere questo articolo. Volevo dargli la giusta importanza, non volevo che fosse il solito e banale racconto su un percorso cicloturistico da fare durante l’estate. Di articoli così ne trovate molti on line. Desidero invece portarvi verso un nuovo orizzonte ed è per questo che ho deciso di usare un titolo così particolare e accompagnarlo con un’immagine che vale più di mille parole.

Non è la prima volta che affronto questo trail impegnativo, quando racconto agli amici (non ciclisti) la prima esperienza avuta sul crinale mi vengono gli occhi lucidi e i brividi. Vi racconterò poi il perché.

La cosa che più ti colpisce quando inizi ad affrontare questo percorso è l’assenza di antropizzazione, più chilometri percorri e più ti lasci alle spalle la civiltà. Può sembrare banale come concetto, ma a differenza di altri luoghi della nostra penisola, qui il tempo sembra essersi fermato alle epoche della transumanza, quando era la natura a regolare i ritmi di vita. Non si vedono segni di civiltà moderna, non si incontra anima viva. Il crinale può essere percorso anche a piedi ma avendo distanze e dislivelli molto impegnativi è raro incrociare qualche altro esploratore.

L’inizio del viaggio

Oltre alle emozioni voglio però trasmettervi anche qualche informazione utile per fare questa esperienza. Questa volta abbiamo deciso di raggiungere Secchieta con il servizio ColBus dell’Alterini. Da Reggello si caricano le bici e si viene trasportati comodamente al Rifugio di Secchieta. Da lì potete raggiungere il Varco di Reggello in tre modi. 1) Con la strada panoramica (sterrata), 2) seguendo il percorso verso le pale eoliche e poi calandovi verso il varco (sentiero attualmente chiuso perché la vegetazione ha ripreso possesso del camminamento) oppure, come abbiamo fatto noi (trovate il GPX a fine percorso), 3) seguendo il sentiero CAI 13 fino alla Capanna delle guardie per poi ricongiungersi al Varco di Reggello.

Dal Varco di Reggello all’Uomo di sasso

Non a caso si chiama varco, nel cinema si usa il termine “varco della soglia” quando, nel viaggio dell’eroe, si passa dal mondo ordinario a quello straordinario. Ed è in questo mondo straordinario che entriamo pedalando su crinale. E’ incredibile la sensazione che si prova, i sensi sono sovrastimolati. L’Iris Fiorentino ha un profumo intenso, il colore acceso ed ha la capacità sovranaturale di riportarti indietro nel tempo. Il crinale poi è popolato di animali, si trovano mucche e cavalli lasciati liberi al pascolo e rincontrandoli mi ritorna alla mente il ricordo della prima volta!

“Eravamo in gruppo, sfrecciavamo con la bici, con la coda dell’occhio percepisco una presenza. C’erano i cavalli liberi che galoppavano di fianco a noi. Mi sono sentito parte di un branco, un’emozione primordiale che oscillava tra la paura e l’eccitazione per essere consapevole di vivere, in quell’istante, un’esperienza unica”

E’ questo quello che racconto ai miei amici con gli occhi lucidi, vedo che mi guardano perplessi, un po’ prendendomi in giro, un po’ invidiosi nel percepire la mia esaltazione.

Quando arrivi al poggio dell’Uomo di sasso (alt. 1537m), la foto è obbligatoria, sia per la fatica che hai fatto per raggiungerlo, sia perché da quella posizione si gode di una vista unica. Chilometri di natura incontaminata a 360°. Della civiltà, nessuna traccia. Solo tu, la tua compagnia e il suono del vento. Guardi il cumulo di pietre costruito dai visitatori e avverti il segno dell’umanità.

Proseguiamo il sentiero dirigendoci verso la croce del Pratomagno. La strada è ancora lunga e il piacere di percorrerla è dato dai tanti saliscendi che ti permettono di raggiungere velocità ragguardevoli. L’aria è frizzante e il paesaggio è una gioia per gli occhi.

La croce del Pratomagno

Simbolo della nostra montagna è senza dubbio il punto più maestoso per godere della vista e scorgere buona parte della meravigliosa Toscana. La croce è stata eretta circa 100 anni fa, precisamente nel 1926, per celebrare i 700 anni dalla morte di San Francesco. Da allora, sia per spirito di devozione e più recentemente grazie ai Social Network, la croce ha acquisito una grande notorietà. Se avete avuto la possibilità di visitarla sapete benissimo che è un luogo unico.

La vera meta della nostra escursione non era però la croce. I piani erano altri.

La spada nella roccia.

Otto chilometri di saliscendi, con forte pendenza, separano la croce dalla spada. Il tramonto inizia ad allungare le sue ombre. L’atmosfera si fa mistica mentre ci avviciniamo a questo manufatto misterioso. Ho cercato a lungo qualche accenno storico che inquadrasse le origini di questa presunta reliquia. In qualche articolo si fa riferimento a delle leggende che hanno origine nel medioevo, ma nulla di certo o verificato. Mi piace immaginare lo spirito di chi l’ha posata, immerso in un paesaggio così contemplativo, mosso da devozione o più semplicemente arreso alla brutalità della guerra. Voleva sicuramente lasciare un segno del suo passaggio sulla terra.

Con l’entusiasmo fanciullesco che ci contraddistingue e con la moda dello scatto social a tutti i costi, anche noi non ci sottraiamo alla classica posa mentre cerchiamo di estrarre Excalibur e proclamarci Re!

Sulla strada di casa

Senza renderci conto dello scorrere del tempo è giunta ora di fare rientro. La strada è molto lunga, dobbiamo ritornare fino alla croce per poi calare verso Montrago, Pulicciano, Reggello. Il sole sta ormai scomparendo nel versante est, dall’altro lato si scorge in lontananta e nel buio della notte, un temporale che imperversa sull’Emilia Romagna. Noi sul crinale e con le nostre pile illuminiamo il percorso.

Anche questa sembra una scena da film o meglio una citazione di tutti i film di Steven Spielberg.

Ripensandoci non mi viene in mente altro se non quanto sia stata mistica questa avventura, un po’ perché si tende sempre a romanzare le storie per gli amici, un po’ perché solo in sella alla mia e-Mtb mi sento un cavaliere d’altri tempi.

Se volete emulare le nostre gesta vi lascio di seguito e come sempre, la traccia GPX da scaricare.

Buona avventura!

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Un commento

  • Ferrati Mattia

    Si Igor è stata un esperienza mistica, soprattutto quando sulla via del ritorno (non eravamo neanche a mezzo) hai detto:
    Ho il 3% di batteria……🤣🤣🤣🤣🤣
    Apparte gli scherzi, è stato davvero emozionante 👍

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