AVVENTURE

Into the Wild

In mezzo alla natura selvaggia nella Foresta di Vallombrosa, a pochi passi dalla civiltà.

Una delle attività più temerarie che pratichiamo durante l’estate (e anche la mia preferita) è la discesa enduro in notturna. Ci sono tanti motivi che ci spingono a farla. In molti si chiedono perché prendersi questo rischio. Probabilmente, se avete visto il famoso film di Sean Penn Into the Wild, capirete che lo spirito di queste avventure è in parte lo stesso.

Il bosco di notte

E’ difficile spiegare a parole cosa si provi a sfrecciare nella foresta nel buio della notte. I fasci luminosi dei fari illuminano gli alberi disegnando paesaggi misteriosi. Sinceramente devo dire che si prova anche paura non sapendo cosa ti aspetta dietro la curva o in fondo ad un salto. Il rumore che si sente ai bordi del sentiero ti ricorda che non sei solo, che la foresta è popolata da animali selvatici ed infatti abbiamo avuto degli incontri ravvicinati.

Foto di repertorio

Non ci era mai capitato di vedere i lupi. Avevamo sentito di recenti avvistamenti, ma si sa che a volte il racconto è più colorito della realtà. Invece, con nostro stupore, li abbiamo incontrati. Non vi nascondo la leggera ansia per il fatto che non siano fuggiti immediatamente, il che vuol dire o che non ci hanno sentiti o che non hanno avuto paura di noi.

Proseguendo la nostra discesa optiamo per la strategia del rumore, preannunciando la nostra presenza con un urlo ogni tanto, che ci dà la speranza di metterci al riparo da altri incontri spiacevoli. Purtroppo è solo un’illusione!

Dopo qualche chilometro infatti ci troviamo sulla scia di una cucciolata di cinghiali, piccolissimi. Qualcuno di noi urla. Stiamo andando a velocità sostenuta, il tempo di reazione è veramente limitato, i cuccioli ci passano tra le ruote e la paura di incontrare la mamma ci spinge ad accelerare. Il più piccolo della cucciolata sfreccia davanti a noi senza deviare nel bosco. Penso, in preda al panico, all’eventualità di vedermi sbucare di fronte un cinghiale enorme che si mette a difesa del piccolo. Grazie al cielo il cinghialetto salta dentro a un cespuglio, proseguiamo velocissimi per un paio di curve e salti e quando ci sentiamo al sicuro, ci fermiamo. Per il resto della pedalata scorgiamo delle piccole lucine (tapetum lucidum, effetto rifrangente della retina degli animali notturni) che ci scrutano da dietro agli alberi, ma ormai non ci rendiamo più conto se quello che vediamo è reale o solo suggestione.

Il tracciato che abbiamo affrontato è sicuramente uno dei più belli da fare di notte nel nostro territorio. La foresta di Vallombrosa è davvero un luogo ancora selvaggio e a pochi passi dalla civiltà. Se siete abbastanza incoscienti da volervi cimentare in questa avventura vi metto a disposizione la traccia GPX

37 chilometri (di follia) da fare però con la massima attenzione, dotati di tutte le protezioni ed i dispositivi di sicurezza. (Mettete in carica i vostri fari!)

In commercio ne trovate di tanti modelli, scieglietene uno potente (almeno 3500 Lumen)

Nelle terre selvagge

Non è un’esperienza alla portata di tutti, di questo sono consapevole. Non nascondo con una certà vanità di sentirmi un privilegiato dopo queste avventure. La parte razionale mi spingerebbe a non farlo, quella emotiva invece mi trascina.

Christopher McCandless, protagonista della pellicola da cui questo articolo prende il titolo, intraprende un viaggio in solitaria nei territori selvaggi dell’Alaska. Nel suo diario di viaggio scrive:

“la felicità è autentica solo se condivisa”

Perciò ringrazio i miei compagni di avventure (Facile con la pila) che mi hanno trascinato in questa lucida follia.

Pronti per la discesa.
Condividi

2 commenti

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *